2. Le frasi concessive


Per «frasi concessive» si intendono diversi tipi di proposizioni su­bordinate, che pur instaurando con le proposizioni sovraordinate da cui dipendono rapporti dai significati simili, sono caratterizzate da differenze semantiche e sintattiche. Nei prossimi paragrafi saranno distinti, e trattati separatamente, tre tipi di frasi concessive: le propo­sizioni concessive fattuali , le proposizioni condizionali con­cessive, e le proposizioni a-condizionali .

L'insieme di una proposizione subordinata concessiva e della proposizione sovraordinata da cui questa dipende costituisce una fra­se complessa, che chiameremo «costrutto concessivo»; parleremo quindi di costrutti concessivi fattuali, costrutti condizionali concessi­vi, e costrutti a-condizionali, esemplificati rispettivamente in (1), (2) e (3):

(1) Benché piovesse, Antonio è uscito senza ombrello.

(2) Anche se piovesse, Antonio uscirebbe senza ombrello.

(3) a. Che ti piaccia o no, stasera andrò al cinema.

b. Ovunque vada, Ugo troverà degli amici.


a) Semantica del costrutto concessivo fattuale


Quando un parlante enuncia una frase complessa come (1), mo­stra di ritenere che fra il «tipo di evento» presentato dalla proposizione subordinata e quello presentato dalla proposizione sovraordi­nata esista un contrasto: non ci si aspetta che in caso di pioggia la gente esca senza ombrello. Questa aspettativa è esprimibile tramite un costrutto condizionale, con una negazione sulla parte rilevante dell'apodosi:

(4) Normalmente se piove non si esce senza ombrello.

Inoltre, sempre enunciando una frase come (1), il parlante mostra di ritenere che in un momento cronologicamente precedente il mo­mento dell'enunciazione stava piovendo, e che in quel momento An­tonio è uscito senza ombrello: l'interlocutore assume di conseguenza che i contenuti proposizionali della subordinata e della sovraordinata siano entrambi «veri». Questa seconda parte del significato di un co­strutto concessivo fattuale è esprimibile tramite una «congiunzione», cioè tramite una costruzione coordinata con e :


(5) Pioveva e Antonio è uscito senza ombrello.


In questo senso (1) e (5) sono parziali parafrasi l'una dell'altra poiché entrambe sarebbero considerate «menzogne» sia nel caso che «non» fosse piovuto sia nel caso che Antonio «non» fosse uscito senza ombrello: per la «verità» di costrutti del tipo di (1) e (5) è necessaria sia la verità del conte­nuto proposizionale della subordinata sia la verità del contenuto proposizio­nale della sovraordinata (o, nel caso di (5), della prima e della seconda coordinata). In termini tecnici, si dice che i contenuti delle due proposizioni sono «implicitati»dall'enunciazione del costrutto.


Il valore semantico dei costrutti concessivi fattuali è dato dalla combinazione dei due aspetti citati, e può essere rappresentato con lo schema riportato in (6), nel quale con «p» e «q» sono rispettiva­mente simbolizzati i contenuti proposizionali della subordinata e del­la sovraordinata, e con «Pi» e «q,» sono simbolizzati i «tipi di evento» presentati rispettivamente dalla subordinata e dalla so­vraordinata:

(6) «benché p, q» = «se p i, non qi» E «pvero E qvero»


II contrasto soggiacente ad un costrutto concessivo fattuale (rappresenta­to nello schema dalla formula «se pi, non qi») viene instaurato proprio fra i «tipi di evento», e non, più semplicemente, fra gli stessi contenuti proposi­zionali espressi. Se questo fosse il caso, l'aspettativa innescata da (1) do­vrebbe essere espressa da (7):


(7) Normalmente se piove Antonio non esce senza ombrello.


Ma la frase (1) può essere enunciata senza creare anomalie semantiche in un universo di discorso nel quale «Antonio esce notoriamente senza om­brello, che piova o che non piova»; tale universo di discorso può anche essere trasformato in un contesto linguistico, che aggiunto ad (1) permette di ottenere una sequenza perfettamente accettabile:


(8) Benché piovesse, Antonio è uscito senza ombrello, perché lui fa sempre così: è un'abitudine acquisita da ragazzo.


Va sottolineato anche il fatto che il contrasto fra i «tipi di evento» non deve necessariamente essere «presupposto pragmaticamente», cioè far parte delle conoscenze comuni condivise. I «tipi di evento» presen­tati in (9), per esempio, sono ben lungi dall'essere normalmente considerati in contrasto, ma l'inserimento in un costrutto concessivo fattuale «crea» l'effetto di contrasto (per questa come per qualsiasi altra coppia di contenu­ti proposizionali), e così chiunque enunci (9) mostra di ritenere vero (10):

(9) Benché Verdi sia ingegnere, è una persona onesta.

(10) Normalmente se un uomo è ingegnere non è onesto.


Negli esempi utilizzati finora i «tipi di evento» presentati dalle due proposizioni si pongono in diretto contrasto l'uno con l'altro, ma è possibile trovare costrutti concessivi fattuali nei quali i «tipi di evento» presentati non sono di per sé affatto in contrasto, come per esempio in (11), immaginato nel contesto del mercato calcistico:

(11) Anche se Rossi è un grande centromediano, è veramente mol­to caro.

Infatti il costrutto condizionale (12), che esprime l'aspettativa soggiacente ad (11), ci appare patentemente falso, poiché, se un gio­catore di calcio è molto bravo, di norma sarà anche molto caro:

Normalmente se un giocatore è molto bravo, non è molto ca­ro.


Anche in questo caso però il contrasto esiste; non è un contrasto «diretto» fra i tipi di evento presentati dalle due proposizioni, ma è un contrasto «indiretto» fra le conclusioni che a livello argomentati­vo si possono trarre dai due contenuti proposizionali in un determi­nato contesto: l'alto valore sportivo del calciatore è un argomento a favore del suo acquisto da parte di una squadra, mentre il suo prez­zo molto alto può essere un argomento a sfavore, per esempio in connessione con eventuali difficoltà finanziarie o con criteri morali.

La differenza tra contrasto «diretto» e contrasto «indiretto» (che è simile, anche se non identica, alla differenza esistente tra frasi av­versative controaspettative e valoristiche non di­pende però unicamente dai contenuti proposizionali espressi o dai tipi di evento presentati in un costrutto: esistono infatti frasi identiche che possono assumere l'una o l'altra interpretazione al variare dell'universo del discorso. Per esempio, una frase come (13) è facil­mente interpretabile come configurante un contrasto «indiretto», do­ve l'intelligenza è un argomento a favore di brillanti risultati scolasti­ci, e la mancanza di studio è un controargomento; ma se uno ritiene che le persone intelligenti devono sapere che studiare è doveroso e conveniente, allora l'intelligenza e la mancanza di studio contrastano direttamente:

(13) Anche se mio figlio è intelligente, non studia.


Una frase come (14), invece, è più facilmente interpretabile come configurante un contrasto «diretto»: qualcuno ritiene i francesi intel­ligenti, e si trova di fronte ad un controesempio, un francese stupi­do! Ma (14) è anche interpretabile con un contrasto «indiretto»; per esempio, qualcuno sa che Maria vuole sposare un francese, e sa an­che che le piacerebbe sposare un ragazzo intelligente: la «francesità» di Pierre è un argomento favorevole al suo eventuale matrimonio con Maria, ma la sua stupidità è un argomento decisamente sfavorevole a tale fausto evento:

(14) Anche se è francese, Pierre è stupido.


La differenza fra contrasto diretto e contrasto indiretto è quindi un pro­blema di interpretazione semantica controllata anche a livello pragmatico, poiché concerne il significato di un costrutto non solo in rapporto ai conte­nuti proposizionali espressi ed all'operatore che li collega (in questo caso concessivo fattuale), ma anche in rapporto a diversi possibili contesti ed universi di discorso.


In quanto segue utilizzeremo indifferentemente esempi di costrut­ti concessivi fattuali interpretabili in entrambi i modi, segnalando i casi particolari nei quali l'una o l'altra interpretazione interagiscono in modo significativo con altre caratteristiche sotto esame.


b) Sintassi del costrutto concessivo fattuale


I costrutti concessivi fattuali possono avere la proposizione su­bordinata introdotta da un operatore di subordinazione che porta sull'intera frase, come in (1), o da un operatore di subordinazione che si articola in modo particolare su una delle categorie sintattiche presenti nella frase, come in (15):

(15) a. Per ricco che sia, Enrico non potrà mantenerci tutti per un

anno intero.

b. Alto com'è, Giorgio non è riuscito a segnare un solo cane­stro.


c) Operatori di subordinazione proposizionali

L'operatore di subordinazione concessivo anche se introduce nor­malmente proposizioni subordinate all'indicativo:


(16) a. Anche se piove, esco / uscirò senza ombrello.

b. Anche se sta piovendo, esco / uscirò senza ombrello.

c. Anche se stasera andrò a cena fuori, non ho proprio voglia

di preoccuparmi del vestito.

d. Anche se eravamo in pieno inverno, la temperatura non era

rigida.

e. Anche se è nevicato a lungo, le strade sono pulite.

f. Anche se eri in ritardo, abbiamo deciso di aspettarti.

g. Anche se c'era un tempo da lupi, Riccardo volle uscire in

piena notte per cercarti.


Va notato che (16a) può essere interpretato sia come costrutto concessi­vo fattuale, se il presente è considerato «deittico», sia come costrutto condi­zionale concessivo, se il presente ha valore «generico»; (16b) invece può essere solo un concessivo fattuale, poiché sta piovendo ha solo valore deittico.

Anche se introduce, sia pur raramente, anche subordinate al con­giuntivo, di stile alto, letterario:

(17) a. «Altri inconvenienti sono connessi al rito del breakfast che qui è sempre molto importante anche se le materie prime che le compongono si siano di molto rarefatte» (E. Monta­le, Fuori di casa, Milano, Mondadori, 1976, p. 38)

b. «Anche se per ora il servizio sia limitato e costoso e nessu­no rischi di trovare una macchina in agguato nella propria camera . . . resta il fatto che la 'presa' dell'arrivo di un bat­tello a Calais . . . può mettere in luce cose, fatti, incontri»


Lo stesso sapore elevato hanno le subordinate concessive fattuali introdotte da se anche, generalmente all'indicativo, raramente al con­giuntivo, e da pure se e se pure, sempre all'indicativo:

(18) a. Se anche solitamente non ci muoviamo da casa durante il fine settimana, per una volta possiamo ben fare uno sforzo.

b. «Lo stile del Tommaseo s'eleva all'altezza d'una vera opera d'arte ed ha un'impronta sua propria originale (. . .), se an­che tradisca a volte la troppa ricercatezza» (A. Mussafia, La letteratura italiana della Dalmazia, «II Dalmata» 1892, n. 45)

c. Pure se si tratta di un risultato un po' stentato, bisogna am­mettere che è sempre meglio di quanto si otteneva prece­dentemente.

d. Se pure ci troviamo di fronte ad un caso pietoso, sapete bene che il nostro incarico non ci permette eccezioni.


Oltre ad anche se, si trovano benché, sebbene, malgrado (che), no­nostante (che), e, di stile lievemente più alto, quantunque, per quanto, ancorché e seppure, che introducono tutti subordinate al congiuntivo:

(19) a. Benché / Sebbene sia molto alto, Giorgio non è riuscito a segnare un solo canestro.

b. Malgrado (che) / Nonostante (che) i prezzi fossero saliti, il negozio all'angolo era ancora conveniente.

c. Quantunque / Per quanto l'onorevole fosse molto in ritar­do, decidemmo di aspettarlo per evitargli eventuali spiace­voli incontri.

d. Ancorché / Seppure quell'anno l'inverno fosse giunto mol­to presto, nel fondovalle la temperatura non era rigida, e si potevano ancora fare lunghe passeggiate.

Seppure e se pure sono omofoni in alcune parti d'Italia, ma non vanno confusi, poiché se pure introduce subordinate concessive fat­tuali all'indicativo (v. (18d)) e subordinate condizionali concessive con la concordanza del periodo ipotetico, men­tre seppure introduce solo subordinate concessive fattuali al congiun­tivo, come in (19d).


Diversamente dagli altri operatori di subordinazione citati, nonostante (che) e malgrado (che) si combinano difficilmente con costrutti nei quali il rapporto tra i due contenuti proposizionali espressi, o tra i due «tipi di evento» presentati, sia interpretabile solo come contrasto «indiretto»:


(20) "Nonostante (che) / "Malgrado (che) Rossi sia un grande centromediano, è veramente molto caro.


Inoltre, insieme a benché e sebbene, compaiono nell'italiano substandard introducendo subordinate all'indicativo, ed in queste frasi, che sono consi­derate agrammaticali nell'italiano standard, il che non può essere omesso:


(21) a. Benché / Sebbene Giorgio è molto alto, non è riuscito a segnare

un solo canestro.

b. Malgrado (che) / Nonostante (che) i prezzi sono saliti, il nego­zio all'angolo è ancora conveniente.


Tramite l'utilizzo della struttura «per X che F (con verbo al con­giuntivo)» si costruiscono proposizioni concessive fattuali articolate in genere su elementi aggettivali:


(22) a. Per poche che fossero le sue pretese, mantenerlo per un pe­riodo così lungo non sarebbe certo stato uno scherzo.

b. Per ingiusta che questa decisione potesse sembrare agli oc­chi di molti, in un caso del genere era l'unica soluzione possibile.


Una struttura come «X come / quanto F (con verbo all'indicativo)» può invece essere utilizzata per costruire una subordinata con­cessiva fattuale articolata su un elemento aggettivale o avverbiale:


(23) a. Alto com'è / quant'è, Giorgio non è riuscito a segnare un

solo canestro.

b. Intelligente come dici di essere, ti scappano un po' troppe

sciocchezze in questo periodo!

c. Tardi com'era, ha voluto a tutti i costi andare a fare un giro lungo il fiume.


Non necessariamente però tale struttura innesca una lettura concessi­va fattuale, come si vede confrontando (24a) con la sua parafrasi concessiva fattuale (24b), che è semanticamente anomala, e con la sua parafrasi causale (24c), che invece è perfettamente accettabile:


(24) a. Ubriaco com'ero, non sono riuscito neppure a trovare il bu­co della serratura.

b. Anche se ero molto ubriaco, non sono riuscito neppure a trovare il buco della serratura.

c. Siccome ero molto ubriaco, non sono riuscito neppure a trovare il buco della serratura.


Anche l'uso dell'operatore per quanto permette la costruzione di subor­dinate concessive (con verbo al congiuntivo) articolate su elementi avverbia­li o aggettivali:


(25) a. Per quanto tardi fossero giunti gli aiuti del ministero, erano co­munque sempre meglio di niente.

b. Per quanto veloci sembrassero i nostri ragazzi, gli elementi del gruppo avversario arrivavano sempre con almeno tre secondi di vantaggio.


Da segnalare che un significato molto simile si può esprimere con pro­posizioni subordinate concessive in cui l'operatore per quanto non si articola su un elemento aggettivale o avverbiale, ma sulla intera proposizione subor­dinata, come per esempio nella frase in (19c); in questi casi per quanto equivale grosso modo a benché:

(26) Per quanto / Benché gli aiuti del ministero fossero giunti tardi, erano comunque sempre meglio di niente.

(27) Per quanto / Benché i nostri ragazzi sembrassero veloci, gli elementi del gruppo avversario arrivavano sempre con almeno tre secondi di vantaggio.


d) Semantica del costrutto condizionale concessivo


II significato di un costrutto concessivo fattuale ha un duplice aspetto: fra il «tipo di evento» presentato dalla proposizione subordinata (p;) e quello presentato dalla sovraordinata (q;) viene instaurato un rapporto di contrasto (dato l'uno, non ci si aspetta l'altro); i contenuti proposizionali della subordinata e della sovraordinata (rispettivamente p e q) sono «implicitati»: la loro veri­tà è necessaria perché l'intero costrutto sia «vero». Questo duplice valore semantico è già stato rappresentato nello schema (6).

I costrutti condizionali concessivi condividono con i concessivi fattuali il primo aspetto, secondo cui fra il tipo di evento presentato dalla proposizione subordinata e quello presentato dalla sovraordina­ta viene instaurato un rapporto di contrasto; lo si vede bene con­frontando (1), concessivo fattuale, (Benché piovesse, Antonio è uscito senza ombrello) con (2), condizionale concessivo (Anche se piovesse, Antonio uscirebbe senza ombrello).


Anche per i costrutti condizionali concessivi vale la distinzione fra con­trasto «diretto» e contrasto «indiretto», e valgono le considerazioni pragma­tiche ; perciò sono possibili sia condizionali concessivi co­me (2), con contrasto diretto, sia condizionali concessivi come (28), con contrasto indiretto:


(28) Anche se Rossi fosse un grande centromediano, sarebbe veramente molto caro.


Ma, a differenza dei concessivi fattuali, l'enunciazione di un con­dizionale concessivo non implicita la verità dei contenuti proposizio­nali della subordinata e della sovraordinata; (2) significa che in caso di pioggia, come in altri casi (per esempio di non-pioggia), Antonio uscirebbe senza ombrello: il contenuto proposizionale della sovraor­dinata deve essere vero perché l'intero costrutto risulti vero, ma il contenuto proposizionale della subordinata può essere vero o falso.

Questo secondo aspetto del significato di un costrutto condizio­nale concessivo, che rappresentiamo con lo schema riportato in (29), deriva dall'interazione della semantica del costrutto condizionale con il significato di anche , per cui definia­mo un costrutto condizionale concessivo come il risultato dell'inseri­mento di un elemento lessicale del tipo di anche in un costrutto con­dizionale:

(29) «anche Se p, q» — «Pvero E qvero» O «pFalso E qVero»


II significato di anche agisce sulla semantica del costrutto condi­zionale nel modo seguente: una struttura del tipo «se p, q» indica che data la verità di p deve seguirne la verità di q, ovvero che p e q debbono essere veri non indipendentemente ma insieme; a ciò si ag­giunge la «inferenza sollecitata», rappresentabile con «se non-p, non-q», secondo cui data la falsità di p deve seguirne la falsità di q. Que­st'ultima clausola è normale ma non indispensabile per i costrutti condizionali, ma necessaria per la semantica dei costrutti «bi-condizionali» , rappresentabili con la ; struttura «solo se p, q». Il significato di anche si oppone al significato di solo, e «sospende» l'inferenza sollecitata: «anche se p, q» equi­vale a «se p, q» ed a «se non-p, q» (come già detto sopra, la verità del contenuto proposizionale della sovraordinata, q, è necessaria per la verità dell'intero costrutto, mentre il contenuto proposizionale del­la subordinata, p, può essere vero o falso).


È importante però che anche si applichi all'intera proposizione subordi­nata del costrutto condizionale, e non solo ad un qualche suo elemento, come per esempio nel costrutto (30):


(30) Anche se bevi solo un goccio di alcol sul lavoro, il principale ti licen­zierà.


Il significato intuitivo di (30) è che una infrazione seppur minima al divieto di bere alcol sul lavoro avrà come conseguenza il licenziamento da parte del principale: anche non si applica all'intera proposizione subordina­ta, ma solo a solo un goccio di, come si vede più chiaramente da (31), per­fettamente equivalente a (30):


(31) Se bevi anche solo un goccio di alcol sul lavoro, il principale ti licen­zierà.


Quindi (30), pur superficialmente identico a (2), non è un costrutto condi­zionale concessivo, ma un costrutto condizionale di cui anche modifica un elemento, e significa «se bevi (moltissimo / molto / non molto / poco / pochissimo I ... I solo un goccio di) alcol sul lavoro, il principale ti licen­zierà»; in quanto costrutto condizionale poi può innescare (cosa che è im­possibile per un condizionale concessivo) l'inferenza sollecitata, espressa in

(32):

(32) Se non bevi (neanche solo un goccio di) alcol sul lavoro, il principale non ti licenzierà.


e) Sintassi del costrutto condizionale concessivo


Poiché i costrutti condizionali concessivi risultano dall'inserimen­to di un elemento lessicale del tipo di anche in una struttura condi­zionale, la loro concordanza dei modi e dei Tempi corrisponde a quella dei costrutti condizionali. Come si è visto, l'italiano contemporaneo presenta un sistema stan­dard di concordanza, affiancato da una variante colloquiale in via di espansione anche in livelli più alti, e da un sistema «substandard», tipico solamente di alcune varietà più basse.

Nel primo sistema, nella subordinata e nella sovraordinata si tro­vano rispettivamente indicativo e indicativo, come in (33a), congiun­tivo imperfetto e condizionale semplice, come in (33b), e congiuntivo piuccheperfetto e condizionale composto, come in (33c):

(33) a. Anche se studio di più, non imparerò niente.

b. Anche se studiassi di più, non imparerei niente.

c. Anche se avessi studiato di più, non avrei imparato niente.


La variante colloquiale del sistema standard, che, come ricordato, si sta però diffondendo verso l'alto, prevede la possibilità che l'indicativo imper­fetto sostituisca il congiuntivo piuccheperfetto nella subordinata e / o il condizionale composto nella sovraordinata, come in (34):


(34) a. Anche se studiavo di più, non avrei imparato niente.

b. Anche se studiavo di più, non imparavo niente.

c. Anche se avessi studiato di più, non imparavo niente.


Nel sistema «substandard», invece dei modi congiuntivo e condi­zionale appare costantemente l'imperfetto dell'indicativo, così che (35a) corrisponde all'incirca a (33a) (ma a volte anche a (33b)), men­tre (35b) corrisponde all'incirca a (33b-c) (anche questo sistema è in realtà più complesso di quanto appaia da questa sintetica presenta­zione:

(35) a. Anche se studio di più, non imparerò niente.

b. Anche se studiavo di più, non imparavo niente.


Una serie di altre combinazioni è dovuta all'interferenza tra il sistema dell'italiano standard, che prevede congiuntivo nelle subordinate e condizio­nale nelle sovraordinate, ed alcuni usi dialettali, caratterizzati da sistemi «simmetrici» che prevedono o congiuntivo nella subordinata e nella so­vraordinata, o condizionale nella subordinata e nella sovraordinata. Questi usi sono inaccettabili, decisamente substandard, ma attestati:

(36) a. Anche se potessi, non facessi nulla per te.

b. Anche sei potrei, non farei nulla per te.


f) Subordinate condizionali concessive introdotte da «anche se»


L'operatore di subordinazione condizionale concessivo anche se permette diverse combinazioni di tempi nella subordinata e nella so­vraordinata, con la concordanza all'indicativo:

(37) a. Anche se piove, esco / uscirò senza ombrello. (= 16a)

b. Anche se domenica ci sarà (sicuramente) bel tempo, non

potremo andare a sciare: ho del lavoro da finire.

c. Anche se (per caso) ti sei ricordato di riportarmi quel libro che ti avevo prestato, questa settimana non riuscirò a leg­gerlo perché mi si sono rotti gli occhiali.


Come già segnalato, (37a) può essere interpretato sia come condizionale concessivo, con il contenuto proposizionale della subordinata vero o falso (se il presente ha valore «generico»), sia co­me concessivo fattuale, con il contenuto proposizionale della subor­dinata vero (se il presente ha valore «deittico»). (37b), invece, assu­me molto difficilmente l'interpretazione di concessivo fattuale: anche l'inserimento di sicuramente non riesce a conferire la certezza della verità al contenuto proposizionale della subordinata, che è proiettato nel futuro. (37c), al passato, è interpretabile come condizionale con­cessivo grazie all'aggiunta di per caso, che favorisce una interpretazione dubitativa; ma normalmente costrutti introdotti da anche se con i Tempi passati dell'indicativo vengono interpretati come concessivi fattuali:

(38) a. Anche se hai comprato il giornale, non riuscirò a leggerlo

(perché mi si sono rotti gli occhiali).

b. Anche se ti sei ricordato di portare la carbonella, non pos­siamo preparare la grigliata (perché piove).


Queste caratteristiche dei costrutti introdotti da anche se fanno pensare che tale operatore di subordinazione «neutralizzi» l'opposizione tra conces­sivi fattuali e condizionali concessivi, o che i costrutti concessivi fattuali in­trodotti da anche se siano la versione «bi-affermativa» dei cor­rispondenti costrutti condizionali concessivi (una eventuale versione «bi-negativa», che comporterebbe la falsità dei contenuti proposizionali della su­bordinata e della sovraordinata, è esclusa a priori dalla definizione semanti­ca , che prevede la necessaria verità di q, il contenuto pro­posizionale della sovraordinata).


Quando anche se si combina con l'imperfetto indicativo nella su­bordinata e nella sovraordinata (non si confondano però questi co­strutti con quelli formalmente identici ma appartenenti o alla varian­te colloquiale dell'italiano standard, o al sistema substandard: v. ri­spettivamente le frasi (34b) e (35b)), l'interpretazione con­dizionale concessiva è di nuovo possibile; si confronti (39a), che può avere una lettura fattuale ed una ipotetica (quella parafrasata tra pa­rentesi), con (39b), che per la presenza dell'operatore di subordina­zione sebbene è solo concessivo fattuale:

(39) a. Durante quella lunga vacanza in collina uscivamo sempre senza ombrello, anche se pioveva.

(«a volte pioveva, a volte no: quando pioveva uscivamo co­munque senza ombrello»)

b. Durante quella lunga vacanza in collina uscivamo sempre senza ombrello, sebbene piovesse. («è piovuto, e siamo comunque usciti senza ombrello»)


Come per i costrutti concessivi fattuali, anche se introduce condi­zionali concessivi di stile alto, letterario, con la subordinata al con­giuntivo invece che all'indicativo:


(40) «Squattrinato come tutti i veri poeti (e tale lo si considera an­che se egli non scriva versi) la sua principale professione è quel­la di Ospite» (E. Montale, farfalla di Dinard, Milano, Monda-dori, 1976, p. 79)


Anche se condizionale concessivo prevede la combinazione di congiuntivo imperfetto e condizionale semplice, e di congiuntivo piuccheperfetto e condizionale composto, come in (41a, b), ma nel caso si voglia sotto­lineare la «distanza» cronologica tra i contenuti espressi dalle due proposizioni, in una dirczione o nell'altra, si combinano congiuntivo piuccheperfetto e condizionale semplice, come in (4le), o congiunti­vo imperfetto e condizionale composto, come in (41d):


(41) a. Anche se rinascessi, non vorrei cambiare tipo di vita.

b. Anche se fossi stato promosso a giugno, non avrei potuto andare in vacanza.

c. Anche se quell'edificio fosse stato venduto, nell'archivio del catasto non ne troveremmo traccia, poiché le registrazioni di quell'anno sono finite bruciate in un incendio.

d. Anche se Enrico fosse a casa, non avrebbe risposto al tele­fono: in questo periodo non vuole essere disturbato.


Come per i costrutti condizionali , anche per i con­dizionali concessivi l'uso della concordanza all'indicativo piuttosto che al congiuntivo-condizionale indica diversi gradi di «probabilità» dei contenuti proposizionali espressi; ma a differenza dei costrutti condizionali la «possibile verità» (segnalata dall'indicativo) o «possi­bile falsità» (segnalata dal congiuntivo più condizionale) riguarda so­lo il contenuto proposizionale della subordinata, p:


(42) a. Anche se studio di più, non imparerò niente. (= 33a)

b. Anche se studiassi di più, non imparerei niente. (= 33b)


Se un costrutto viene inserito in un discorso indiretto al passato (e gli avvenimenti citati sono già avvenuti al momento dell'enuncia­zione) la concordanza dei modi e dei Tempi prevede solo la combi­nazione «congiuntivo piuccheperfetto + condizionale composto», in­dipendentemente dalla forma che il costrutto potrebbe avere nella corrispondente versione in discorso diretto. Così la «scelta» di modi e tempi di (43d), obbligata dalla concordanza del discorso indiretto, «neutralizza» completamente le differenze semantiche sia modali sia temporali esistenti nei condizionali concessivi presenti in (43a-c):

a. Aldo mi ha detto: «Ti offro / offrirò una cena anche se XY perde / perderà la carica di sindaco».

b. Aldo mi ha detto: «Ti offrirei una cena anche se XY per­desse la carica di sindaco».

c. Aldo mi ha detto: «Ti avrei offerto una cena anche se XY avesse perso la carica di sindaco».

d. Aldo mi ha detto che mi avrebbe offerto una cena anche se XY avesse perso la carica di sindaco.


Anche per i costrutti condizionali concessivi, come per i costrutti condi­zionali, è possibile la concordanza mista fra indicativo e congiuntivo-condi­zionale:

(44) a. Anche se non ti interessa personalmente la partecipazione a quella gara, dovresti farlo per amicizia nei confronti di Carlo: potrebbe avere bisogno di te durante la prova.

b. Anche se non ti interessasse personalmente la partecipazione a quella gara, devi farlo per amicizia nei confronti di Carlo: può avere bisogno di te durante la prova.


Oltre ad anche se esistono altri operatori di subordinazione con significato condizionale concessivo. Di questi, alcuni possono intro­durre sia condizionali concessivi sia concessivi fattuali, come anche se: sono se anche, pure se e se pure:


(45) a. Se anche studiassi di più, non imparerei niente.

b. Se anche avessi studiato di più, non avrei imparato nulla.

(46) a. Pure se fosse il re di tutta Europa, non gli vorrei ubbidire.

b. Pure se fossimo stati in condizioni economiche disperate, non avremmo accettato volentieri un aiuto che arrivava da un avversario tradizionale della nostra famiglia.

(47) a. Se pure ci capitasse di ricadere nello stesso errore già com­messo una volta, saremmo in grado di rimediare con meno fatica grazie all'esperienza compiuta.

b. Non mi credette: e se pure mi avesse creduto, il mio inter­vento non sarebbe valso a farle cambiare opinione.


Si ricordi che se pure e seppure, omofoni in alcune parti d'Italia, non sono da confondere, poiché il primo è un introduttore di condi­zionali concessivi, e di concessive fattuali all'indicativo, mentre il se­condo introduce solo concessive fattuali al congiuntivo.


Pure se con significato condizionale concessivo si trova anche con subor­dinate al congiuntivo presente (in sostituzione dell'indicativo), anche in que­sto caso stilisticamente piuttosto elevate:


(48) «Eppure in tutto questo che abbiamo detto, pure se si sia disposti ad accettarlo in ogni sua pane, resta che al Leopardi mancano note fon­damentali dello spirito e del pensiero settecentesco». (M. Sansone, Leopardi e la filosofia del Settecento, Firenze, Olschki, 1964, p. 143)

Anche un costrutto condizionale può essere interpretato come condizionale concessivo, purché sia abbastanza evidente il contrasto esistente già di per sé fra i tipi di evento presentati dalla subordinata e dalla sovraordinata; se il costrutto condizionale è di tipo «bi-affermativo» viene però interpretato come concessivo fat­tuale invece che come condizionale concessivo, come nell'esempio (49b):

(49) a. Se poi ci fossimo trovati nei guai non avremmo dovuto pro­testare, perché sapevamo fin dall'inizio che ci stavamo im­barcando in una spedizione piuttosto pericolosa. (= «anche se ci fossimo»)

b. Se il giudizio del Fondo Monetario Internazionale sulla economia del nostro paese è stato positivo, non dobbiamo dimenticare i rischi collegati al deficit pubblico. (= «sebbe­ne il giudizio ... sia positivo . . .»)


I costrutti condizionali con la concordanza al congiuntivo e condizionale possono essere privi dell'operatore di subordina­zione se; anche tali costrutti condizionali possono ricevere una interpretazione condizionale concessiva, che in alcuni casi viene ribadita dall'inseri­mento di anche o di pure (si tratta comunque di costrutti di stile alto):


(50) a. L'incidente di Gino è successo in due secondi: fossi stato attentis­simo, non avrei avuto il tempo di intervenire.

b. Fossimo anche / pure riusciti ad estorcergli una risposta positiva, il suo parere non sarebbe stato sufficiente.


Alcuni altri operatori di subordinazione sono tipici dei condizio­nali concessivi (non possono cioè introdurre concessivi fattuali). Quand'anche è stilisticamente più alto di anche se, e ne condivide la concordanza tranne nei casi di indicativo in subordinata e sovraordi­nata, nei quali richiede il congiuntivo nella subordinata:


(51) a. Quand'anche nevica, non resteremo chiusi in casa.

b. Quand'anche nevichi, non resteremo chiusi in casa.

c. Quand'anche nevicasse, non resteremmo chiusi in casa.

d. Quand'anche avesse nevicato, non saremmo rimasti chiusi in casa.


Un costrutto condizionale concessivo può essere introdotto dall'operatore di subordinazione condizionale se accompagnato da neanche,neppure, o nemmeno (che sono lessicalizzazioni di anche o pure più negazione); il significato è simile, ma non identico, a quello di

un costrutto introdotto da anche se, con la sovraordinata accompagnata dalla particella negativa non, come si vede confrontando gli esempi a. con quelli b. :


(52) a. Neanche se hai molta sete devi bere così in fretta.

b. Anche se hai molta sete non devi bere così in fretta.

(53) a. Neppure se mi venisse a pregare in ginocchio lo perdone­rei.

b. Anche se mi venisse a pregare in ginocchio non lo perdo­nerei.

(54) a. Nemmeno se fosse stato mandato a vender ghiaccio agli esquimesi avrebbe rinunciato prima di provare.

b.Anche se fosse stato mandato a vender ghiaccio agli e-squimesi non avrebbe rinunciato prima di provare.


La non interpretabilità di quand'anche, neanche, neppure e nem­meno (gli ultimi tre accompagnati da se) come introduttori di con­cessive fattuali è confermata dal fatto che non possono combinarsi con sovraordinate con i tempi passati dell'indicativo (che la subordi­nata sia all'indicativo oppure al congiuntivo):

(55) a. Quand'anche è nevicato, non siamo rimasti chiusi in casa.

b. Quand'anche sia / fosse nevicato, non siamo rimasti chiusi in casa.

(56) a. Neanche / Neppure / Nemmeno se è stato mandato a vender ghiaccio agli esquimesi ha rinunciato prima di pro­vare.

b. Neanche / Neppure /Nemmeno se sia / fosse stato mandato a vender ghiaccio agli esquimesi ha rinunciato pri­ma di provare.

Gli altri operatori di subordinazione che abbiamo visto in­trodurre concessive fattuali non sono compatibili né con la semantica né con la concordanza dei condizionali concessivi:


(57) a. Benché / Sebbene nevica, non resteremo chiusi in casa.

b. Benché / Sebbene nevicasse, non resteremmo chiusi in casa.

c Benché / Sebbene fosse nevicato, non saremmo rimasti chiusi in casa.

(58) a. Malgrado (che) / Nonostante (che) nevica, non resteremo chiusi in casa.

b. Malgrado (che) / Nonostante (che) nevicasse, non resteremmo chiusi in casa.

c.Malgrado (che) / Nonostante (che) fosse nevicato, non saremmo rimasti chiusi in casa.

(59) a. Quantunque / Per quanto nevica, non resteremo chiusi in casa.

b. Quantunque / Per quanto nevicasse, non resteremmo chiusi in casa.

c.Quantunque / Per quanto fosse nevicato, non saremmo rimasti chiusi in casa.

(60) a. Ancorché / Seppure nevica, non resteremo chiusi in casa.

b. Ancorché /Seppure nevicasse, non resteremmo chiusi in casa.

c.Ancorché / Seppure fosse nevicato, non saremmo rimasti chiusi in casa.


Anche gli operatori di subordinazione «categoriali» non sono interpretabili come condizionali concessivi, poiché l'elemento su cui si articolano non è presentato come possibile, ma come certo, come si vede confrontando i costrutti in a. con le loro parafrasi avversative coordinate in b.:

(61) a. Per poche che fossero le sue pretese, mantenerlo per un periodo

così lungo non sarebbe certo stato uno scherzo.

b. Le sue pretese erano poche, ma mantenerlo per un periodo così lungo non sarebbe certo stato uno scherzo.

(62) a. Alto com'è / quant'è, Giorgio non è riuscito a segnare un solo

canestro.

b. Giorgio è (molto) alto, ma non è riuscito a segnare un solo cane­stro.

(63) a. Tardi com'era, ha voluto a tutti i costi andare a fare un giro lungo

il fiume.

b. Era (molto) tardi, ma ha voluto a tutti i costi andare a fare un giro lungo il fiume.

(64) a. Per quanto veloci sembrassero i nostri ragazzi, gli elementi del gruppo avversario arrivavano sempre con almeno tre secondi di vantaggio.

b. I nostri ragazzi sembravano (molto) veloci, ma gli elementi del gruppo avversario arrivavano sempre con almeno tre secondi di vantaggio.


g)Semantica dei costrutti a-condizionali


Nei costrutti detti a-condizionali il contenuto proposizionale della subordinata non condiziona quello della sovraordinata, contrariamen­te a quanto accade per i costrutti condizionali . Tali co­strutti possono essere fondamentalmente di due tipi, con le frasi (3a) e (3b): Che ti piaccia o no, stasera andrò al cinema; Ovunque vada, Ugo troverà degli amici. Il significato intuitivo di (3a) è che data o meno una determinata condizione (la contentez­za dell'interlocutore), il parlante andrà al cinema; quello di (3b) è che in ogni luogo nel quale il protagonista si possa recare troverà sicuramente degli amici.

Ecco una analisi maggiormente formalizzata della semantica di questi costrutti. Le subordinate di un a-condizionale come (3a) espri­mono la «disgiunzione» di un contenuto proposizio­nale p e del suo contrario non-p, riassumibile con la formula «p o non-p», che è tautologica, sempre vera: proprio per questo il conte­nuto proposizionale della subordinata non ha alcun effetto su quello della sovraordinata. Il significato di questo primo tipo di costrutto a-condizionale si può così rappresentare: «p o non-p, q» = «pvero O PFalso> qVero».


II confronto fra questo schema e quello riportato in (29), che rappresen­tava una parte del significato dei costrutti condizionali concessivi, mostra quanto questi ultimi siano vicini semanticamente a questo primo tipo di a-condizionali: in un caso la possibilità che p sia falso è comunicata implicita­mente dalla presenza di anche (o di elementi lessicali dal significato affine), nell'altro è espressa esplicitamente dalla «disgiunzione» presente nella su­bordinata.

Nel caso dei costrutti a-condizionali come (3b), la presenza di relativi indefiniti fa sì che la subordinata esprima un contenuto «in­saturo»: una «funzione proposizionale» con una variabile libera, simbolizzabile con p(x).

Per tutti i valori assunti dalla variabile x, e quin­di per tutti i contenuti proposizionali ottenuti dalla subordinata, il contenuto proposizionale della sovraordinata risulta vero." Il significa­to di questo secondo tipo di costrutto a-condizionale si può così rap­presentare: «p(x), q» = «V x, p = F(x), qvero».


Anche in questo caso il confronto con lo schema riportato in (29) mo­stra la vicinanza semantica fra questi pur diversi tipi di costrutto: come nei condizionali concessivi, lo statuto del contenuto proposizionale della subor­dinata è irrilevante per la verità di quello della subordinata (e dell'intero costrutto),

A differenza dei costrutti condizionali concessivi (e di quelli con­cessivi fattuali), dove fra i tipi di evento presentati dalla subordinata e dalla sovraordinata viene comunque instaurato un rapporto di con­trasto, i costrutti a-condizionali non pongono esplicitamente tale con­trasto: semplicemente l'ascoltatore può inferire che fra il tipo di evento presentato nella sovraordinata ed uno di quelli o disgiunti nella subordinata o ottenibili dando un valore alla variabile x sempre nella subordinata, un contrasto ci possa essere. Esemplificando, nell'es. (3a) di 2.4. si può vedere un contrasto fra il dispiacere dell'in­terlocutore e l'intenzione del parlante di andare al cinema, come in (3b) è ipotizzabile che possa esistere un luogo specifico nel quale il protagonista «non» riuscirà a trovare degli amici.


Il costrutto a-condizionale non instaura però necessariamente questo contrasto tra tipi di eventi:

(65) Dovremo stare attenti alla concorrenza economica degli altri paesi europei, che facciano o no parte della CEE.

(66) Dalla cima della collina, ovunque girassimo gli occhi, non po­tevamo evitare di tornare a fissare sempre quel villaggio.


h)I costrutti con 'disgiunzione'


I costrutti a-condizionali del tipo di (3 a) possono avere la subor­dinata costruita su una correlazione sia che... sia che...:

(67) Sia che ti piaccia sia che non ti piaccia, stasera andrò al cinema.

(68) Sia che lo paghino bene sia che lo paghino male / non lo paghi­no bene, Piero fa il suo lavoro senza lamentarsi.

(69) Sia che abbia avuto ragione sia che abbia avuto torto / non ab­bia avuto ragione / non l'abbia avuta, dobbiamo aiutarlo perché è nostro amico.

Nei costrutti a-condizionali, il verbo della subordinata è generalmente al congiuntivo; nello stile colloquiale si trova anche l'indicativo:

(70) Sia che ti piace sia che non ti piace, stasera andrò al cinema.

In uno stile piuttosto elevato è possibile l'ellissi delle forme correlative, e la semplice giustapposizione tramite virgole dei due elementi alternativi, con inversione di posizione fra verbo e soggetto espresso:

(71) «In realtà la parola 'villanella', come designazione di forma poetica, cioè di un determinato componimento, apparisca essa in scritti dialet­tali, apparisca in scritti italiani, è termine letterario» (C. Calcaterra, Poesia e canto. Studi sulla poesia melica italiana e sulla favola per musi­ca, Bologna, Zanichelli, 1951, p. 7)


A parte la correlazione con sia che... sia che..., il costrutto può articolare la proposizione subordinata su una «disgiunzione» con che... o (che)...:

(72) a. Che ti piaccia o (che) non ti piaccia, stasera andrò al cine­ma.

b. Che lo paghino bene o (che) lo paghino male / non lo pa­ghino bene, Piero fa il suo lavoro senza lamentarsi.

c.Che abbia avuto ragione o (che) abbia avuto torto / non abbia avuto ragione / non l'abbia avuta, dobbiamo aiutarlo perché è nostro amico.


Nei costrutti articolati sulla disgiunzione, la seconda parte della subordi­nata (quella che esprime non-p) può subire diversi processi di riduzione o pronominalizzazione negativa, che comportano però l'impossibilità (invece della facoltatività) del secondo che:


(73) a. Che ti piaccia o (che) no / meno, stasera andrò al cinema.

b. Che lo paghino bene o (che) no / meno / male, Piero fa il suo

lavoro senza lamentarsi.

c.Che abbia avuto ragione o (che) no / meno / torto, dobbiamo aiutarlo perché è nostro amico.

In alcuni casi, di stile più alto, cade anche il primo che, e resta solo la disgiunzione o, ma c'è di nuovo inversione di posizione fra verbo e soggetto espresso, come nell'esempio (71):

(74) Ci piaccia o no / meno questa situazione, ormai non c'è più nulla da fare.


Può esserci inversione di posizione fra verbo e soggetto espresso anche quando gli elementi messi direttamente in contrapposizione tramite la di­sgiunzione o sono anticipati prima del verbo:


(75) a. Bene o male che lo paghino i suoi committenti, Piero fa il suo

lavoro senza lamentarsi.

b. Ragione o torto che abbia avuto, dobbiamo aiutarlo perché è no­stro amico.


Fra i relativi indefiniti che compaiono nelle subordinate (al con­giuntivo) dei costrutti a-condizionali, chiunque sono solamente pronominali:

(76) a. Chiunque tu sia, non ti voglio ascoltare.

b. Checché tu sia, non ti voglio ascoltare.

(77) a. Checché succeda durante la riunione, è necessario affronta­re il problema senza nascondere la testa nella sabbia.

b. Chiunque succeda durante la riunione, è necessario af­frontare il problema senza nascondere la testa nella sabbia.


Qualunque è usato sia predicativamente che attributivamente (in quest'ultimo caso prevalentemente con referenti singolari). Qualsiasi è usato in genere in posizione attributiva (sempre con referenti sin­golari), e forma spesso un sintagma quasi cristallizzato con cosa:

(78) a. Qualunque sia il motivo che lo ha spinto tra di noi, non

voglio fidarmi di un forestiero.

b. «Le Materassi ... presero a rimanere con la testa china sul lavoro ... qualunque fossero le escandescenze e le risate squillanti delle dame» (A. Palazzeschi, Le sorelle Materassi, Firenze, Vallecchi,1934, p. 272)

(79) a. A qualunque festa si vada, è bene essere eleganti.

b. A qualunque feste si vada, è bene essere eleganti.


(80) a. Da qualsiasi radice sociale provenga, il razzismo risulta

sempre un profondo segno di ignoranza e di barbarie.

b. Da qualsiasi radici sociali provenga, il razzismo risulta sempre un profondo segno di ignoranza e di barbarie.

(81) Qualsiasi cosa facesse Enrico, sua figlia Elena era sempre d'ac­cordo.


Quale che è un aggettivo in funzione predicativa, concorda in nu­mero, e può sostituire qualunque e qualsiasi nei contesti dove non possono occorrere (lo stile che ne risulta è però sensibilmente più alto):

(82) a. Quale che sia il motivo che lo ha spinto tra di noi, non

voglio fidarmi di un forestiero.

b. Quali che siano i motivi che lo hanno spinto tra di noi, non voglio fidarmi di un forestiero.

(83) a. Quale che sia la festa a cui si va, è bene essere eleganti.

b. Quali che siano le feste a cui si va, è bene essere eleganti.

(84) a. Quale che sia la radice sociale da cui proviene, il razzismo risulta sempre un profondo segno di ignoranza e di barba­rie.

b. Quali che siano le radici sociali da cui proviene, il razzismo risulta sempre un profondo segno di ignoranza e di barba­rie.

(85) Quali che fossero le cose che faceva Enrico, sua figlia Elena era sempre d'accordo.


Si trovano poi relativi indefiniti articolati su ruoli circostanziali di modo, con comunque, e di luogo, con dovunque e con il più ricerca­to ovunque:


(86) a. Comunque vada la seconda metà della stagione invernale,

già di questo primo periodo possiamo essere soddisfatti.

b. Dovunque siano finiti Giorgio e Franca, stai sicuro che per

l'ora di cena torneranno.

c.Ovunque si sia perso il nostro valoroso commilitone, non risparmieremo alcuno sforzo per ritrovarlo.


Con per quanto, se si articola su un elemento nomi­nale, la subordinata che ne risulta è di tipo a-condizionale:

(87) a. Per quanti consigli tu gli dia, lui fa ciò che gli pare.

b. Per quanto denaro guadagni, non è mai contento.


Il significato di (87a) è «tu puoi dargli x (pochissimi / pochi / alcuni I ... I molti / moltissimi / infiniti) consigli, ma lui fa ciò che gli pare»; il significato di (87b) è «lui può guadagnare x (pochissimo / poco I ... I molto / moltissimo) denaro, ma non è mai contento»:

in questi casi la variabile x contenuta nella subordinata a-condizionale assume valori di tipo quantitativo.


Un significato abbastanza simile a quello di (87) può essere espresso dalle frasi (88), in cui però per quanto, che si articola sul­l'intera proposizione subordinata, equivale grosso modo a benché, e da quindi origine a costrutti concessivi fattuali :

(88) a. Per quanto / Benché tu gli dia molti consigli, lui fa ciò che

gli pare.

b. Per quanto / Benché guadagni molto denaro, non è mai contento.


Un significato di tipo a-condizionale emerge anche nei casi in cui i rela­tivi indefiniti chiunque, qualunque, qualsiasi (cosa), dovunque e ovunque in­troducono non delle proposizioni subordinate extranucleari (come negli esempi visti finora), ma delle frasi relative senza testa, ovvero dei SN o SP con un ruolo sintattico nel nucleo della proposizione sovraordinata che li contiene:

(89) a. A chiunque telefoni, dite che non sarò in ufficio prima di dopodo­mani.

b. Qualunque motivo lo abbia spinto fin quassù, deve essere molto

importante.

c Qualsiasi cosa Antonio ti chieda, falla subito senza porti problemi.

d. Dovunque / Ovunque andrai tu, verrò anch'io.


Infatti le proposizioni relative introdotte dagli indefiniti sono rispettiva­mente complemento indiretto in (89a), soggetto in (89b), complemento og­getto in (89c), e complemento di luogo in (89d).

Esistono numerosi costrutti con la sintas­si tipica degli a-condizionali, nei quali però è molto difficile vedere un contrasto fra i tipi di evento che sono presentati nella sovraordi­nata ed uno di quelli (due o più a seconda del tipo di a-condiziona­le) configurati nella subordinata; ne presentiamo qui di seguito alcu­ni esempi:

(90) a. Sia che provengano dall'est europeo sia che arrivino dal ter­zo o quarto mondo, la situazione giuridica degli immigrati in Italia ha bisogno di una rapida sistemazione.

b. Che si tratti di agrumi e olive o di prodotti lattiero-caseari, l'eliminazione dei montanti compensativi comunitari rischia di creare notevoli problemi al comparto agroalimentare.

c. Chiunque sia stato ad innescare questa situazione, il compi­to di risolverla tocca a noi.


d. Qualunque / Qualsiasi cosa abbiano deciso di fare alla dirc­zione centrale, non devono dimenticarsi che il reparto ope­rativo continua ad avere importanti problemi di organico.


ÐÅÇÞÌÅ:


Óìîâíèé ñòàí â ³òàë³éñüê³é ìîâ³ ìຠäâà ÷àñè, ïðîñòèé (òåïåð³øí³é) òà ñêëàäíèé (ìèíóëèé). Ïðîñòèé ÷àñ óòâîðþºòüñÿ çà äîïîìîãîþ çàê³í÷åíü ÿê³ äîäàþòüñÿ äî îñíîâè 䳺ñëîâà. Ñêëàäíèé ÷àñ óòâîðþºòüñÿ çà äîïîìîãîþ äîïîì³æíèõ 䳺ñë³â: avere (ìàòè) òà essere (áóòè) â òåïåð³øíüîìó ÷àñ³ óìîâíîãî ñòàíó ç äîäàâàííÿì 䳺ïðèêìåòíèêà ìèíóëîãî ÷àñó (participio II).

Äîïîì³æíå 䳺ñëîâî essere âæèââàºòüñÿ ç íåïåðåõ³äíèìè 䳺ñëîâàìè ÿê³ âèðàæàþòü ïîñòóïîâèé ðóõ, ïåðåõ³ä ç îäíîãî ñòàíó â ³íøèé , à òàêîæ â áåçîñîáîâèõ îáîðîòàõ òà ç 䳺ñëîâàìè ÿê³ âèðàæàþòü ÿâèùà ïðèðîäè. Äîïîì³æíå 䳺ñëîâî(avere) âæèâàºòüñÿ ç ïåðåõ³äíèìè 䳺ñëîâàìè ÿê³ âèðàæàþòü ÷àñîâ³ â³äíîñèíè òà ç ³ìåííèêàìè ÿê³ âèðàæàþòü ñòàí òà ïî÷óòòÿ.


Óìîâíèé ñòàí ³òàë³éñüêî¿ ìîâè ïðåçåíòóº ä³þ ÿê ³ìîâ³ðíó, ìîæëèâó ÷è ã³ïîòåòè÷íó , ÿêà ìîæå çä³éñíèòèñÿ â òåïåð³øíüîìó ÷àñ³ àáî ìèíóëîìó ï³äêîðÿþ÷èñü ïåâíèì óìîâàì, ÿê³ ìîæóòü áóòè âèðàæåí³ àáî ïåðåäáà÷åí³.Òàê³ óìîâè º íåçàëåæíèìè â³ä âîë³ òîãî , õòî êàæå àáî ïèøå.


ßê ïðîñòèé òàê ³ ñêëàäíèé ÷àñ â óìîâíîìó ñòàí³ ìîæå âèðàæàòè îáåðåæíå ñòàâëåííÿ äî òîãî ïðî êîãî éäå ìîâà, íàòÿêàþ÷è íà òå ùî òîé õòî ãîâîðèòü íå ìຠáåçïîñåðåäíüîãî â³äíîøåííÿ äî òîãî ïðî ùî ðîçïîâ³äàº. Öåé òèï³÷íèé ìåòîä çâè÷àéíî âèêîðèñòîâóþòü æóðíàë³ñòè, ÿê³ çìóøåí³ îïèñóâàòè ïî䳿 ç ïåâíîþ äåë³êàòí³ñòþ òà â³äïîâ³äàëüí³ñòþ.

Óìîâíèé ñòàí ìîæå âèðàæàòè:

-ïðîñòó ìîæëèâ³ñòü â ïðîñòîìó ÷è ñêëàäíîìó ÷àñ³:

In casi come questo qualcuno parlerebbe (avrebbe parlato)di tradimento. òàêèõ âèïàäêàõ ÿê öåé äåõòî ì³ã áè êàçàòè ïðî çðàäó.

-íàì³ð:

Ti presterei io i soldi che ti servono.ß ïîçè÷èâ áè òîá³ ãðîø³ ÿê³ òîá³ ïîòð³áí³.

-ïðîïîçèö³þ ïðî â³ðîã³äí³ñòü âèêîðèñòàííÿ:

Pagherei chissà che per un bicchier d’acqua.ß ùî çàâãîäíî çàïëàòèâ áè çà ñêëÿíêó âîäè.

-ââ³÷ëèâå ïðîõàííÿ:

Preferirei rimanere sola.ß õîò³ëà á çîñòàòèñÿ íà îäèíö³ .

Vorrei un caffe. ß á âèïèâ êàâè.

-ââ³÷ëèâå çàïðîøåííÿ òà ââ³÷ëèâó â³äìîâó:

-Ci verresti al cinema con noi? Òè ï³äåø ç íàìè â ê³íî?

-Ma io ,veramente,avrei da studiare.Àëå ÿ, ä³éñíî, ìàþ

ùå ïîâ÷èòèñÿ.

-âèÿâ áàæàííÿ:

Verrei volentieri a Roma con te.ß á ç çàäîâîëåííÿì ïî¿õàâ áè ç òîáîþ äî Ðèìó.

-ïèòàííÿ íà ï³äòâåðäæåííÿ:

Questo sarebbe il libro di cui mi parlavi? Öå ìàáóòü òà êíèãà ïðî ÿêó òè ìåí³ ðîçïîâ³äàâ?

-ñóìí³â òà íåâïåâíåíí³ñòü:

Che cosa potremmo fare?Ùî æ ìè ìîæåìî çðîáèòè?

Mia madre potrebbe cambiare di carattere?

×è ìîæå ìîÿ ìàòè çì³íèòèñÿ?

-â³ðîã³äí³ñòü:

A letto riposeremmo meglio.  ë³æêó ìè â³äïî÷èíåìî êðàùå.

-äîáðîçè÷ëèâèé äîê³ð:

Dovresti studiare di piu! Òè ìàâ áè á³ëüøå â÷èòèñÿ!


Ïðîñòèé ÷àñ óìîâíîãî ñòàíó âèêîðèñòîâóºòüñÿ äëÿ âèðàæåííÿ áàæàííÿ,íàì³ðó ³ ò.ä.,ÿê³ ìîæóòü çä³éñíèòèñÿ ò³ëüêè â òåïåð³øíüîìó àáî ìàéáóòíüîìó ÷àñ³:

Mario sta dicendo che oggi o domani andrebbe a Venezia.

Ìàð³î êàæå ùî ñüîãîäí³ àáî çàâòðà â³í ïî¿õàâ áè ó Âåíåö³þ.


Ñêëàäíèé ÷àñ óìîâíîãî ñïîñîáó âèðàæຠáàæàíó ä³þ, àëå íå ðåàë³çîâàíó â ìèíóëîìó ³ ÿêà íå áóäå ðåàë³çîâàíà í³ â òåïåð³øíüîìó í³ â ìàéáóòíüîìó:

Mario ha detto poco fa che ieri sarebbe andato a Venezia.

Ìàð³î ñêàçàâ ùî â÷îðà ïî¿õàâ áè ó Âåíåö³þ.


Îäíàê ,ñêëàäíèé ÷àñ óìîâíîãî ñòàíó òàêîæ ìîæíà âèêîðèñòîâóâàòè äëÿ âèðàæåííÿ ìàéáóòíüî¿ ä³¿ àëå ò³ëüêè â òîìó âèïàäêó êîëè òîé õòî ãîâîðèòü âæå çíຠùî öÿ ä³ÿ íå ðåàë³çóºòüñÿ :

Mario sta dicendo che oggi o domani sarebbe andato a Venezia.

Ìàð³î êàæå ùî ñüîãîäí³ àáî çàâòðà â³í ïî¿õàâ áè äî Âåíåö³¿.


Êð³ì òîãî ñêëàäíèé ÷àñ óìîâíîãî ñòàíó ìîæíà âèêîðèñòîâóâàòè äëÿ âèðàæåííÿ ìàéáóòíüî¿ ä³¿ ³ â òîìó âèïàäêó êîëè ìàéáóòíÿ ä³ÿ çàëåæèòü â³ä 䳺ñëîâà â ìèíóëîìó ÷àñ³ ÿêå íå çâ’ÿçàíå ç òåïåð³øí³ì ÷àñîì ³ ðåçóëüòàò ö³º¿ 䳿 ùå íå â³äîìèé:

L’altro ieri Mario ha detto che oggi o domani sarebbe andato a Venezia.

Ïîçàâ÷îðà Ìàð³î ñêàçàâ ùî ñüîãîäí³ àáî çàâòðà ïî¿äå äî

Âåíåö³¿.


Äëÿ “ìàéáóòíüîãî ÷àñó â ìèíóëîìó“ âèêîðèñòîâóºòüñÿ

ò³ëüêè ñêëàäíèé ÷àñ óìîâíîãî ñòàíó, ïðè öüîìó íå ìຠçíà÷åííÿ áóëà ä³ÿ ðåàë³çîâàíà ÷è í³:

L’altro ieri Mario mi ha detto che sarebbe andato a Venezia.(e ci è andato ;e non ci è andato;ma non so se poi ci è andato;)

Ïîçàâ÷îðà Ìàð³î ñêàçàâ ìåí³ ùî â³í ïî¿äå äî Âåíåö³¿.( ³ â³í òóäè ïî¿õàâ; ³ â³í òóäè íå ïî¿õàâ ; ÿ íå çíàþ ÷è ïî¿õàâ â³í òîä³ òóäè;)


 ñêëàäíèõ ðå÷åííÿõ ç óìîâíèì ï³äðÿäíèì (periodo ipotetico) òèïîâà ôóíêö³ÿ óìîâíîãî ñòàíó öå âèðàæåííÿ íàñë³äêó(apodosi), à íå óìîâè(protesi) íå äèâëÿ÷èñü íà òå , ùî ñàì òåðì³í óìîâíèé ñòàí, ïåðåäáà÷óº ïðîòèëåæíó ôóíêö³þ:


Se il tempo cambia,potremmo fare una gita.

ßêùî ïîãîäà çì³íèòüñÿ ,ìè ìîãëè á ï³äòè íà ïðîãóëÿíêó.


Se non dovevi uscire ,sarei venuto da te.

ßêáè òîá³ íå òðåáà áóëî ³òè ,ÿ á ïðèéøîâ äî òåáå.


 ³òàë³éñüê³é ìîâ³ ³ñíóº ñòàíäàðòíà ñèñòåìà óçãîäæåííÿ ÷àñ³â òà ñòàí³â,â ðàìêàõ óìîâíèõ êîíñòðóêö³é, ÿêà â ñó÷àñí³é ìîâ³ ò³ñíî ìåæóº ç ðîçìîâíèì âàð³àíòîì, âæèâàííÿ ÿêîãî ïîñòóïîâî ïîøèðþºòüñÿ (sistema “substandard”).


 ñòàíäàðòí³é ñèñòåì³ ìè ìîæåìî ìàòè ä³éñíèé ñïîñ³á (indicativo) ÿê â protasi òàê ³ â apodosi


(Se vieni alla festa, ti divertirai moltissimo.

ßêùî òè ïðèéäåø íà ñâÿòî ,òè äîáðå ðîçâàæèøñÿ.),


óìîâíèé ñïîñ³á(congiuntivo)imperfetto â protasi òà ïðîñòèé óìîâíèé ñïîñ³á(condizionale semplice) â apodosi


( Se venissi alla festa ,ti divertiresti moltissimo.),


ñongiuntivo ïëþñêâàìïåðôåêò â protasi òà condizionale composto â apodosi

(Se fossi venuto alla festa ,ti saresti divertito moltissimo).


Ðîçìîâíèé âàð³àíò ñòàíäàðòíî¿ ñèñòåìè ïåðåäáà÷óº ìîæëèâ³ñòü çàì³íè êîëè indicativo imperfetto çàì³íþº congiuntivo piuccheperfetto â protasi, àáî condizionale composto â apodosi


(a.Se lo sapevo prima, sarei arrivato in tempo a salutarti.

b.Se lo sapevo prima , arrivavo in tempo a salutarti.

c.Se l’avessi saputo prima ,arrivavo in tempo a salutarti.)


 ñòàíäàðòí³é ñèñòåì³ ³òàë³éñüêî¿ ìîâè ³ñíóþòü òàêîæ ðå÷åííÿ ç óìîâíèì ï³äðÿäíèì â ÿêèõ ïðèñóòíÿ “íåïðàâèëüíà” ñèñòåìà óçãîäæåííÿ ÷àñ³â òà ñòàí³â:

ä³éñíèé ñïîñ³á â protasi òà condizionale â apodosi, àáî congiuntivo â protasi òà indicativo â apodosi


Se vuoi proprio ottenere quell’ incarico, dovresti recarti domani stesso dal funzionario responsabile.

Se (poi) volessi ottenere proprio quell’incarico, devi recarti domani stesso dal funzionario responsabile.).


Letteratura usata:

1.Àëèñîâà Ò.Èòàëüÿíñêèé ÿçûê.-Ìîñêâà: Ìîñê. óíèâ.,1962.

2.Àëèñîâà Ò.Ñèíòàêñèñ èòàë. ÿçûêà.- Ìîñêâà: Ìîñê. óíèâ.,1971.

3. Ãëèâåíêî È. “Èòàëüÿíñêèé ÿçûê”- Ìîñêâà: Ãîñ.èçä.,1923.

4.Êîðáîçåðîâà Í.Ì. Ïðîáëåìè ñåìàíòèêè ñëîâà , ðå÷åííÿ òà òåêñòó – Êè¿â: ̳í. îñâ³òè ³ íàóêè Óêðà¿íè, 2001

5.Êðàñîâà Ã. Ñòðóêòóðíî-ñåìàíòè÷åñêàÿ õàðàêòåðèñòèêà èòàë.ÿçûêà.-Ìîñêâà:Ìîñê.óíèâ.1978.

6.Ëåáåäåâà Ã.Óñëîâíîå íàêëîíåíèå â èòàë. ÿçûêå.-Ìîñêâà:Ìîñê.óíèâ.,1978

7.×åðäàíöåâà Ò.Ñòðóêòóðíî-ñåìàíòè÷åñêîå èññëåäîâàíèå ôðàçåîëîãèè èòàë. ÿçûêà.-Ìîñêâà:ÈÌÎ,1963.

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Èíôîðìàöèÿ î ðàáîòå «Ñèíòàêñè÷åñêèå è ôóíêöèîíàëüíî-ñåìàíòè÷åñêèå îñîáåííîñòè óïîòðåáëåíèÿ óñëîâíîãî íàêëîíåíèÿ â èòàëüÿíñêîì ÿçûêå»
Ðàçäåë: Èíîñòðàííûé ÿçûê
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... îçâîí÷åíèÿ â ñåðåäèíå ñëîâà ïîñëå áåçóäàðíîãî ãëàñíîãî â ñëîâàõ ôðàíöóçñêîãî ïðîèñõîæäåíèÿ. Çàâ. êàôåäðîé -------------------------------------------------- Ýêçàìåíàöèîííûé áèëåò ïî ïðåäìåòó ÈÑÒÎÐÈß ÀÍÃËÈÉÑÊÎÃÎ ßÇÛÊÀ È ÂÂÅÄÅÍÈÅ Â ÑÏÅÖÔÈËÎËÎÃÈÞ Áèëåò ¹ 12 Äàéòå ëèíãâèñòè÷åñêóþ õàðàêòåðèñòèêó "Ìëàäøåé Ýääû". Ïðîàíàëèçèðóéòå îáùåñòâåííûå óñëîâèÿ íàöèîíàëüíîé æèçíè Àíãëèè, ...

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... îïèñàíèþ ïðîòåêàíèÿ äåéñòâèÿ: îíè îáîçíà÷àþò íå äåéñòâèå, à ôàêò (ñòîèòü, èìåòü - ÍÑÂ) èëè ìîìåíòàëüíûé ïåðåõîä èç îäíîãî ñîñòîÿíèÿ â äðóãîå (âñêðèêíóòü, î÷íóòüñÿ - ÑÂ). Âðåìÿ      Â ñîâðåìåííîì ðóññêîì ÿçûêå ó ãëàãîëîâ ðàçëè÷àþò òðè ôîðìû âðåìåíè: íàñòîÿùåå, ïðîøåäøåå è áóäóùåå.    Ãëàãîëû â ôîðìå ïðîøåäøåãî âðåìåíè îáîçíà÷àþò äåéñòâèå, êîòîðîå ïðîèñõîäèëî äî ìîìåíòà ðå÷è, íàïðèìåð: Ïóøêèí ...

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... Õàõàëîâà 1998: 106). Êðèòåðèé ôóíêöèîíàëüíîé òðàíñïîçèöèè ïîçâîëÿåò âûäåëèòü ñðåäè ìåòàôîð-ñëîâîñî÷åòàíèé ñóáñòàíòèâíûå, àäúåêòèâíûå è ãëàãîëüíî-èìåííûå ñëîâîñî÷åòàíèÿ, âñòðå÷àþùèåñÿ â ýëåêòðîííûõ òåêñòàõ íàó÷íîé ïóáëèöèñòèêè îáîèõ ÿçûêîâ. Ñóáñòàíòèâíûå ìåòàôîðû-ñëîâîñî÷åòàíèÿ ìîãóò áûòü äâóõ ðàçíîâèäíîñòåé.  ÷èñëî îäíîé èç íèõ âõîäÿò ìåòàôîðè÷åñêèå ãåíèòèâíûå è àíàëîãè÷íûå èì ñëîâîñî÷åòàíèÿ ñ ...

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... ñåìàíòè÷åñêèå äåðèâàòû ýìîöèîíàëüíîé îöåíêè // Èñòîðèÿ ðóññêîãî ÿçûêà: ñëîâîîáðàçîâàíèå è ôîðìîîáðàçîâàíèå. – Êàçàíü, 1997. – ñ. 125 - 132 5.    Áðîñëàâñêàÿ Å. Ì. Ýòíîêóëüòóðíûå îñîáåííîñòè çîîìîðôèçìîâ â ðóññêîì, óêðàèíñêîì è àíãëèéñêîì ÿçûêàõ // Âåñòíèê ÌÑÓ, 2001. – ò. 4. - ¹ 6. – ñ. 49 - 52   6.    Âåæáèöêàÿ À. Ñåìàíòè÷åñêèå óíèâåðñàëèè è îïèñàíèå ÿçûêîâ. – Ì.: ßçûêè ðóññêîé êóëüòóðû, 1999. ...

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